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Nel disco "Gardel por el mundo" Carlos Gardel canta in Napoletano la canzone "Como se canta en Nàpoles".https://youtu.be/rbjsuaBctAIRicardo Ostuni, che ha scritto la biografia del celebre cantante nel suo libro "Repatriación de Gardel", sosteneva che lo stile di canto così originale di Gardel provenisse, almeno in parte, dai verdurieri Napoletani del mercato del Abasto. Gardel aveva appreso da questi Napoletani il linguaggio, il dialetto ed anche la maniera di cantare.Un'altra fonte di ispirazione di Gardel sono stati i cantanti d'opera Italiani, che venivano celebrati nel teatro Colòn dove lui da ragazzo si recava a portare gli abiti di scena.Tra questi, naturalmente, è obbligatorio citare il celeberrimo tenore Enrico Caruso, anch'egli Napoletano. Caruso era una star mondiale di quei tempi, si recò più volte in Sudamerica e nell'Agosto del 1915 ebbe l'occasione di ascoltare un giovane e quasi sconosciuto Gardel mentre casualmente viaggiavano sulla stessa nave.Caruso rimase impressionato dalla voce di Gardel e gli disse: "Se tu avessi studiato seriamente, saresti il miglior baritono del mondo".Non era solo un complimento ma anche un consiglio tecnico: infatti ai suoi esordi Gardel cantava in un registro più alto ma successivamente durante la sua carriera, studiando con Alberto Castellanos, cambiò il suo registro da tenore a baritono.Nella puntata di Gennaio 2017 di Radio Crossover Tango il nostro ospite Nicola De Concilio, studioso ed autore del libro "Tango: testi e contesti", ripercorre la storia del tango canciòn analizzando l'evoluzione della poetica del tango e focalizzando quale sia stato l'apporto della cultura Italiana durante questo sviluppo.

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Intervista a Nicola De Concilio autore del saggio " Tango, testi e contesti, l'elemento italiano nella poesia tanguera dal 1870 al 1930",è stata condotta da Diego Moreno, curatore del programma: "LA VOCE DEL TANGO" di Radio Vaticana . Il documento audio è andato in onda nella puntata n. 16 del 30 marzo 2015. La narrazione per immagini e la presentazione video sono opera di Nicola De Concilio. Le foto selezionate sono per la maggior parte provenienti dall'Archivo General de la Nacion de Buenos Aires, frutto di una ricerca condotta in loco dallo stesso autore.

Norberto Murano, "El Tano Cadencia"
Norberto Murano, "El Tano Cadencia"
  1. Nella mia vita milonguera, esattamente 4 lustri, ho conosciuto molte persone, con alcune di esse, spinto da sentimenti di ammirazione, da simpatia istintiva ho avuto modo anche di abbozzare un dialogo fecondo sui temi del tango bailado . Nella milonga Sin Rumbo di Buenos Aires , la milonga più antica al mondo, in Villa Urquiza, al'epoca organizzata con grande stile e maestria da Elsa y Julio Duplaa ho avuto modo di conoscere Norberto Murano, il cui ricordo in me è ancora vivo, e che purtroppo ha lasciato la vita terrena nel 2018. Uno dei temi del tango che gli stava particolarmente a cuore era quello della "Cadencia". Alcuni, ma non tutti coloro che si dedicano al tango sanno di cosa sto parlando. In un post inviato da Norberto agli amici tra i quali mi sono sentito onorato di essere annoverato, scriveva le seguenti parole, le riporto esattamente come sono state scritte nel post , auspicando che chi legge possa farne tesoro e memoria.

  2. "Queridos Amigos: Se que muchos se sonrien cuando hablo de "La Cadencia". Pero yo sigo buscando la magia del tango, porque el tango por la profundidad de los sentimientos que inspiraron su musica y su letra es algo distinto, especial. Lei este articulo que habla de la parte musical, donde habla de lo ritmico y la armonia, el Rubato que es algo distinto a la Cadencia, pues se relaciona con algo que es contrario a la cadencia donde en lugar de pausas aparecen adelantamientos melodicos, aunque tambien se utiliza para retrasos melodicos sin llegar a la pausa. Ademas habla de cantantes y bailarines que hacen su fraseo musical. Por otro lado noto que actualmente existe como una moda donde especialmente la mujer se siente obligada a hacer adornos ritmicos casi sin parar, esto hace que el hombre encuentre dificultad para expresarse. Creo que cuando el bailarin intenta ajustarse estrictamente a lo ritmico, pierde la Cadencia o melodia que es la posibilidad de expresar lo que esta sintiendo. He visto a bailarines profesionales y en general el tango moderno y los Europeos que se ajustan a lo ritmico como si bailaran un Cha Cha Cha, que triste. No se si esta pauta se tiene en cuenta para evaluar, en los torneos de Tango. Bueno queria compartir esto con ustedes y si tienen opinion al respecto me gustaria conocerla. Un abrazo Norberto

TANGO E CITTADINANZA ATTIVA


Il tango, miezcla milagrosa, nasce e sisi diffonde grazie all' apporto di persone provenienti dalle più diverse aree geografiche all'interno di una società multietnica e multirazziale, una società alla ricerca di un nuovo senso di appartenenza, una nuova identità. Tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo Buenos Aires venne rifondata a partire da frammenti culturali ed etnici che si unirono per generare una nuova comunità, in una sintesi continua di valori differenti, stili di vita, lessico ed architetture. Il tango anche grazie a radio, cinema, industria discografica, teatro, salon de baile, riviste, finì per rappresentare l'agente di integrazione in una città, Buenos Aires, nel cui spazio urbano si attuava un forte processo di socializzazione ed interscambio sociale.

Una rete di relazioni , un disordine creatore direbbe Morin, nel quale il sistema, la società che andava formandosi, si riaggiornava e riorganizzava attraverso un processo evolutivo continuo.

La danza, il tango, diviene l'elemento paradigmatico di questa realtà.

Nella relazione duale la coppia di ballerini alternando passi e movimenti separati e coordinati dialogano in un processo partecipativo al cui centro vi è relazione, il meccanismo regolatore. Per ballare tango gli attori devono comprendersi, comprendere cioè le ragioni dell'altro, decentrando il proprio punto di vista a dispetto di una centralizzazione di pensieri ed idee che limiterebbero il necessario atteggiamento cooperativo. Il ballerino per comunicare efficacemente con la partner deve attuare un costante procedimento comparativo con se stesso, acquisire consapevolezza degli effetti che si generano a partire da determinati movimenti ispirati dalla musica. Il grado di esperienza del ballerino si misura con la capacità di attuare tale modello comparativo/cooperativo. La milonga costituisce un sistema, un microcosmo, nel quale si attua in una complessa interazione evolutiva, una fitta rete di relazioni: scambio di segnali, idee, pensieri, azioni delle diverse coppie, una rappresentazione nel quale gli stessi spettatori svolgono una funzione attiva, partecipativa.

Attuare il metodo comparativo/cooperativo nel ballo, in definitiva permette di esaltare la funzione critica ed autocritica degli attori e spettatori e rideterminare analiticamente una presunta verità iniziale in un senso maggiormente oggettivo

Si legga l'aneddoto che segue narrato da un milonguero porteno .

"LLegué a la milonga…. y me encontré con el querido D. y lo saludé: "Qué hacés D., alguna recomendación?" Me dijo: "Dale a aquella gallega rubia que es nueva". Entonces insistí: "Che, pero baila bien? A lo que me respondió con una sonrisa: "Bueno.... Vos tampoco sos Copes!!". La respuesta fue tan certera que me dejó riendo un rato largo. El tipo empezaba a rebuscarselas con el tango y ya quería lo mejor, sin preguntarse si "lo mejor" disfrutaría bailando con él!

Si comprende chiaramente quanto la domanda iniziale: "Balla bene?" Sia densa di implicazioni, presupponga innanzitutto l'assenza del modello comparativo da cui partire per ottenere un atteggiamento cooperativo "como bailo yo?"; in questo caso la funzione critica dell'interlocutore sopperisce a questa mancanza, riconducendo l'attore sul binario di una maggiore obiettività ed oggettività.

Potrà suonare ardito, ma forse il tango, oltre ai diversi benefici su cui vi è ampia letteratura, può contribuire a migliorare la qualità di una cittadinanza attiva e consapevole.

Nicola De Concilio

Settembre 2013

Recensione ed intervista a cura del giornalista Claudio Osella

Nicola De Concilio è nato a Settimo Torinese (TO). Docente di Lingua, Letteratura italiana e storia nei licei. Maestro di tango argentino e musicalizador (don niko) in Italia e all'estero, ha svolto un Dottorato di Ricerca sul tema del rapporto fra tango argentino, musica e testi, e immigrazione italiana, presso l' Universidad Autònoma de Madrid.

"Tango: testi e contesti. L'elemento italiano nella poesia tanguera (1870-1930) " (€uro 16,00 p. 185) pubblicato da Editrice UNI Service, è un saggio interessante e rigorosamente documentato, in cui De Concilio analizza sulla base di molteplici fonti l'incontro tra Italia e Argentina tramite il tango, in un arco temporale che va dal 1870 al 1930. Lo studioso, utilizzando un approccio multidisciplinare, mette in evidenza la peculiarità dell'immigrazione italiana in Argentina. Il movimento migratorio costante iniziato prima dell'Unità d'Italia e mantenutosi ininterrotto fino agli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, il notevole peso demografico della comunità italiana, condizionarono i diversi aspetti della vita sociale molto più che negli altri Paesi di destinazione. L'Argentina pose le basi del suo progresso economico entrando nel mercato mondiale del secolo XIX. Gli italiani arrivati a Buenos Aires tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX s'integrarono nella fiorente economia cittadina e costruirono segmenti di mercato nel settore dell'artigianato con calzolerie e sartorie, e in quello del settore ortofrutticolo con negozi di frutta e verdura. Nel XX secolo gli italiani diedero un forte contributo all'incremento delle manifatture meccaniche e del settori agroalimentare, tessile ed ebanistico. L'impegno e la laboriosità della comunità italiana furono favoriti dal governo argentino che adottò tutta una serie di misure finalizzate a favorire il processo immigratorio, considerato uno strumento importante per creare le basi del giovane Stato nazionale argentino perché, oltre a fornire un apporto essenziale al lavoro e all'economia, avrebbe portato con sé il valore aggiunto di un patrimonio di civilizzazione indispensabile per il progresso della popolazione locale. In particolare, fin dal 1824 con il governo Rivadavia, fu istituita una Commissione per l'Immigrazione composta di personalità di rilievo, nativi e stranieri, con il fine di dare impulso al processo d'immigrazione. La Commissione, finanziata con le risorse dell'erario pubblico della Presidenza di Buenos Aires, aveva tra le sue funzioni quella di autorizzare i contratti tra datori di lavoro e immigrati, cui si dava sistemazione, protezione della legge, possibilità di acquistare beni mobili e immobili, libertà religiosa, prestito di terre che nel lungo termine avrebbero potuto riscattare. La Costituzione Nazionale del 1853 include una serie d'articoli in materia d'immigrazione. Più precisamente, si dichiara che il Paese avrebbe dato tutti i diritti civili ed economici agli stranieri residenti in esso. I diritti politici sarebbero stati riservati ai nativi o a quanti avessero adottato la nazionalità argentina ed era garantita la libertà di culto. Va ricordato, inoltre, l'Hotel de Inmigrantes costruito a Buenos Aires agli inizi del XX secolo con il compito di accogliere, dare assistenza, sistemazione temporanea gratuita, occupazione, a migliaia d'immigrati arrivati in Argentina da ogni parte del mondo e in particolare dall'Italia. Di conseguenza, nacque un'elite industriale italiana che conservò forti legami paternalistici con la classe operaia connazionale utilizzata come forza lavoro e destinataria dei prodotti di consumo. La nuova elite italiana, dal punto di vista politico e ideologico, fu guardata con diffidenza dall'elite creola: in concreto, però, i creoli conclusero affari con gli italiani, e non furono rari i matrimoni misti. Lo strumento che si rivelò fondamentale nell'integrare le due comunità, fu il tango, Miezela milagrosa, nato da numerosi contributi culturali come l'elemento africano (candomble), spagnolo (tango andaluso), creolo (milonga), caraibico (habanera) e italiano di cui sono presenti testimonianze evidenti e caratteristiche. Guidati dalla musica e seguiti dalla danza i suoi versi distrussero le barriere linguistiche che separavano le diverse classi sociali, divulgando espressioni che in altri ambiti non sarebbero potute penetrare. Il lunfardo, gergo nato nel XIX secolo dagli immigrati italiani dell'arrabal di Buenos Aires, da linguaggio clandestino, simbolico, creato dalla sintesi tra società carceraria, giovani e mondo dei lavoratori, arrivò, tramite il tango, di cui testi e musiche furono scritti in larga misura da autori italiani o d'origine italiana, a penetrare nell'intera società, diffondendo in ogni ambito italianismi: sostantivi, verbi, aggettivi che derivavano dall'italiano e dai suoi dialetti, in particolare ligure, piemontese, calabrese, napoletano e veneto. Lingua e dialetti italiani, dunque, costruirono l'intelaiatura linguistica del teatro popolare argentino, fino a introdursi nei testi delle canzoni di tango. In particolare, il lunfardo arricchì la lingua argentina con un grande numero di vocaboli e locuzioni. Il tango, in ultima analisi, costituì, indubbiamente, lo strumento fondamentale dell'integrazione culturale italo-argentina.

Nicola De Concilio ha scritto un saggio, originale, ineccepibilmente documentato, in cui la ricchezza delle fonti utilizzate si fonde perfettamente con una scrittura agile, scorrevole, in grado di riprodurre suoni, colori, profumi e sentimenti sullo sfondo di un arazzo multicolore, in cui storia, politica, geografia, letteratura, poesia, musica e danza si uniscono in una polifonia che conquista la mente e il cuore del lettore.

INTERVISTA a Nicola De Concilio, a cura di Claudio Ozella giornalista de

" Il Nostro tempo" per la rivista dell'Associazione VIVACEMENTE INSIEME, Diretta da Rossana D'Ambrosio

Quanto ha pesato l'elemento della sua storia familiare nello scrivere il libro?

Il libro nasce come primo risultato di un lavoro di ricerca che muove fondamentalmente da due motivazioni di base: il mestiere di storico e la passione per il tango e la sua cultura. L'appartenenza ad una famiglia che ha vissuto in prima persona il tema dell'emigrazione rappresenta il sostrato, il dna, della mia stessa formazione, basilare nel generare l'impulso a ricercare, riconoscere e conservare le radici.

Quali sono state le difficoltà più grandi nell'armonizzare le diverse fonti da cui è nato il libro?

Lo studio delle "letras de tango", la possibilità che esse offrono di evidenziare i modelli attraverso cui la società portena dell'epoca si autorappresentava, non è stato, a mio giudizio, condotto ed approfondito storicamente al pari dell'aspetto musicale. E' risultato persino arduo "rintracciare", oltre che "trattare", le fonti critiche; una parte sensibile del lavoro è stato pertanto riservato all'interpretazione originale delle letras, esaminate quale documento storico sociale e letterario.

Quanto le è costata, in termini di tempo, la stesura del saggio?

E' sempre difficile stabilire con precisione i tempi della produzione di un lavoro intellettuale, la stesura vera e propria ha richiesto un anno circa di lavoro, ma l'intera ricerca : reperimento di fonti di archivio, in Italia, a Madrid e Buenos Aires, lo studio della bibliografia, approfondimenti teorici, contatti con altri studiosi, almeno altri due anni.

È corretto dire che il saggio è frutto del connubio virtuoso di due passioni, quella dello studioso e quella del tanghero?

Userei l'espressione "milonguero" a mio giudizio più appropriata, di "tanguero" perché afferisce non solo al tango come danza ma anche al luogo sociale che la esprime, il mondo che la anima . Due passioni senz'altro…",connubio virtuoso?" Speriamo!

Il tango può attribuirsi un valore che trascende quello musicale e poetico, per raggiungere quello di arazzo d'anime?

L'espressione "arazzo d'anime" è ancora una metafora poetica. Il tango è espressione artistica, quindi comunicazione o meglio, metacomunicazione, in quanto trascende, questo sì, la stessa volontà cosciente di comunicare. Nel tango, nella nostra forma di ballare, non mi riferisco al quadro tecnico, riveliamo noi stessi. Mi viene in mente un esempio tratto dalla psico-linguistica, quando accenna ai tratti sottosegmentali della voce nel riferimento al modo attraverso cui comunichiamo e che in molti casi può persino modificare o addirittura negare ciò che verbalmente intendiamo esprimere. Nel tango succede lo stesso: la gestualità, in questo caso, rivela molto della nostra identità come persone. Se quando balliamo, cerchiamo di osservarci, visualizzarci e rappresentarci dall'esterno, abbiamo la possibilità di intendere qualcosa in più di noi. Non so se la mia risposta ha deluso, ma spero non eluso la domanda. Aggiungo, nello spazio di 3' di un tango, due persone sono legate da un abbraccio, da una corrente indotta dalla musica che li percorre, il risultato poi di questa trasmissione credo rappresenti un mistero spesso ignoto agli stessi protagonisti.

Se mi si rivolgesse però un'altra volta la stessa domanda… Mi sentirei probabilmente indotto a dare una risposta ancora diversa… Mistero del tango!

Qual è stato, secondo lei, l'ostacolo più grande all'integrazione italo- argentina?

Non vi sono stati ostacoli all'integrazione degli italiani in Argentina, non esistevano ostacoli di natura religiosa o culturale che si frapponessero tra le due comunità, nel libro mi sforzo di approfondirne la spiegazione; in questa sede risponderò con un sintetico aneddoto. Una amica argentina, di nonni italiani, racconta che sua nonna genovese di nascita , residente nel celebre barrio della Boca, a chi le domandava se si sentisse più argentina o italiana, rispondeva in perfetto italiano : "io sono argentina"

Ritiene che il modello d'integrazione culturale argentino sia applicabile anche in altri Stati?

Questo modello, in particolare, potrebbe servire all'Italia nel suo percorso verso una società multiculturale solidale, armonica e non conflittuale?

Alle ultime due domande rispondo allegando le "Conclusioni" del libro la cui lettura contiene credo degli spunti che lascio al giudizio del lettore affinchè possa trarre opportune e personali risposte alle domande.

L'immigrato, nel suo processo di relazione e di comunica-zione col mondo che lo ospita, esprime valori, cultura, abitudini, stili di vita, linguaggi che gli sono propri. E'in grado di influenzare ed è a sua volta influenzato dalla comunità ricevente, è un individuo attivo di una società che lo integra, lo trasforma e a sua volta ne risulta trasformata. I cambiamenti, dell'uomo, della società, scritti nella storia economico sociale e politica, possono essere letti attraverso ottiche differenti. I testi di tango sono la poesia della musica ma anche documento, testimonianza sociale e culturale.

Il lavoro di ricerca, che abbraccia l''epoca storica a cavallo tra i secoli XIX e XX, che coincide con la fase di moderniz-zazione economico sociale dell'Argentina, si è proposto di contribuire a mettere a fuoco una delle immagini più rappre-sentative del aluvión migratorio, quella dell'italiano, del tano, come comunemente veniva chiamato, attraverso i testi che lo presentano o autorappresentano, per rintracciarne lingua, cultura, rapporto con la nuova realtà, sforzo di con-servazione delle proprie radici. L'immigrazione italiana trapiantò nella geografia porteña e argentina la propria cultura mediterranea, i propri valori etnici peninsulari, esercitando nel contempo uno sforzo altrettanto significativo di integrazione. L'immigrato italiano, acriollandose, apprendendo le abitudini della sua nuova terra, elaborò nel contempo un senso di appartenenza alla nuova Patria.

Cesarina Lupati, nel lontano 1910, nel corso del suo viaggio a Buenos Aires, a proposito del barrio de la Boca, scrive :

"E' una cittaduzza che ha, senza saperlo, un nobile compito: quello di dare a noi italiani, a traverso uno spazio di seimila miglia, una visione di cose nostre, di farci sentire che la Patria lontana può essere presente ovunque l'uomo la ricordi e la sappia ricostruire".

Una esperienza, quella italiana, che non perde la sua attualità nel mondo globalizzato di oggi, società complesse che ne-cessitano, a partire dalla diversità, dalla frammentazione etnica, di ritrovare comunanza di valori ed un nuovo senso di appartenenza su cui edificare la convivenza.

L'indagine compiuta sui testi di tango ha rivelato la fitta e ricorrente presenza di stereotipi, utili alla comprensione del modo di rappresentare l'alterità. Molti di essi furono impie-gati proprio nei confronti dell 'immigrato italiano, a rimarcarne la memoria e la viva presenza in seno alla società porteña.

L'elemento italiano individuabile nella musica del tango, nei suoi strumenti: fisarmoniche, organi, prodotti, suonati, da italiani è altresì presente nella poesia del tango. Un numero imprecisato ed elevato di testi furono composti da parolieri italiani o di origine italiana. Il lunfardo presente in moltissi-me letras de tango reca l'impronta inconfondibile della lingua e dei dialetti italiani, la lingua dell'immigrato.

Il tango, esperienza simbolica ed espressiva di una società, simbolo forte di una identità culturale, reca con sè una forte impronta italiana ed è per questa ragione, probabilmente, ancora oggi la sua musica, la sua danza incontrano in Italia un folto pubblico di appassionati ed una gran proliferazione di luoghi, milonghe dallo stile porteño, una vera piccola patria artistica, parafrasando Cesarina Lupati, ricreata, ricostruita sul modello di quella lontana.

Giugno 2013


Milongueri ?... si nasce


Mia madre sostiene che mi muovessi a tempo y con alardeo prima ancora di nascere. La milonga doveva essere sentimental , poichè non avevo alcuna intenzione di desenroscarme da lei . Fu la calamita del medico a costringermi. Da quel momento ero in ballo e dopo una lunga mirada in cui fermo, al centro della pista, assistevo all' ojo anelante di parenti , amici, conoscenti, paghi di qualsiasi improvvisazione , esibizione, non priva di sbavature, ben presto iniziai a dimostrare chi fossi. En la caminata confesso, mi veniva riconosciuto un certo stile, mi muovevo con la pierna libre di un gatto: a soli due anni e mezzo fingendo una calesita, tentai , quasi riuscendovi , non fosse per la sacada rapida di mio padre, un enbosque all'interno della stazione ferroviaria, attratto dalla ronda che si svolgeva all'esterno. Gli infortuni, anch'essi non mancarono, come quando azzardando un planeo sul tavolo rovinai irrimediabilmente al suolo realizzando una delle prime e frequenti cabezadas. Col tempo però iniziai fortunatamente ad apprendere anche le paradas e a difendermi con ganchos. La pista migliore per lunghissimi anni fu il pratito precario dell''arrabal torinese ; la musica migliore l'estribillo dei compadritos che mi cabezeavano perché accorressi in pista a marcar l'avversario inseguendo i rebotes de la pelota. Divenni abile nel calcolare i mezzi tempi in quanto i piernazos temibili dei miei avversari , lunghi quasi sempre il doppio dei miei, non mi concedevano pause e mi costringevano a rapidi cambi di direzione per evitare sacagnadas e castigadas . A scuola, devo confessarlo non facevo delle gran belle figure, arrastrando quasi tutte le materie, l'estro migliore lo esibivo in soltadas y sentadas serali in compagnia di lindas pebetas nella fioca luce del barrio natio

Nicola De Concilio.

Musicalidad al bailar tango

Nella musica del tango e non solo, esistono delle simmetrie; il ballerino che è prima di tutto un fruitore della musica, in base all'ascolto e riascolto di un brano, attingendo alle proprie esperienze formali, in consonanza con il proprio stato d'animo e delle condizioni oggettive dello spazio in cui è immerso, costruisce delle aspettative, grazie alle quali , è in grado con buona approssimazione di anticipare il compimento di un tema musicale , attuando lo schema tensione/risoluzione. La tensione, in musica, e non solo, è quella fase indeterminata, incerta nella quale si produce una aspettativa, una sospensione appunto, una crisi, sempre accompagnata da un pathos, una emozione. La risoluzione ne rappresenta l'appagamento, la pace, la quiete, la conclusione. Più la tensione è durevole, più l'emozione cresce, più l'esito meno scontato; più la tensione diminuisce e più la risoluzione sarà prevedibile con conseguente diminuzione dell'incertezza e quindi anche dell'emozione. La perizia del ballerino, la fluidità nella connessione di coppia, acquista una maggiore valenza non solo per l' abilità tecnica intrinseca, unita alla conoscenza di passi o figure studiate a priori, bensì dalla capacità di ascolto e riascolto della orchestra ed all'interiorizzazione dei movimenti. Lo spazio temporale di intenzionalità con cui nel tango di salon o milonguero, ossia nel tango di improvvisazione, il ballerino, leader, segnala con la marca il movimento alla ballerina , si riduce sensibilmente, migliorando come conseguenza la fluidità dei gesti se: entrambi sono in grado di formulare ipotesi di soluzione del discorso musicale operato dall'orchestra, per es. sono in grado di riconoscere l'inizio e la conclusione di una battuta e di quelle successive, accenti, pause, sospensioni ritmiche, anticipazioni, velocità di esecuzione ed altri eventuali elementi della composizione e su di essa selezionare e preorganizzare i movimenti, accorciare o ad allungare figure, camminata, giro ecc. In ultimo, non meno importante la respirazione dentro la musica ed il grado di affiatamento della coppia.

Per es. D'arienzo ed altri musicisti che si ispirano a lui, fin dagli anni 30' marca con insistenza il tempo forte della battuta, soccorrendo quindi il ballerino in maniera evidente. Al contrario in Pugliese, il compito si fa spesso arduo: un assolo di violini, un assolo vocale, in totale sospensione ritmica, pone seri problemi interpretativi costringendo i ballerini a rinunciare ad una studiata ritmica di passi sollecitandoli per es. d ad un atto creativo che privilegi la lentezza dei movimenti necessitanti di doti tecniche aggiuntive ( gamba libera, equilibrio, controllo dell'appoggio del piede ecc.)

  Nicola De Concilio 2012

MILONGA LIBRE Y POPULAR

…Gira en el hueco la amarilla rueda

De caballos y leones, y oigo el eco

De esos tangos de Arolas y de Greco

Que yo he visto bailar en la vereda,…

Gira nel vuoto la ruota dorata

di cavalli e leoni, e odo l'eco

di questi tanghi di Arolas e Greco

che io ho visto ballare sulla strada.

"EL TANGO" El otro, el mismo" – 1964 – di Jorge Luis Borges

Dai patios dei conventillos e milongas barriales all'organetto dell'emigrante, l'anima popolare del tango porteño non ha mai cessato di albergare en la calle. I testi di tango abbondano di riferimenti a vie, luoghi, ormai mitici, scolpiti nell'immaginario del porteño: calle Florida, Corrientes y Esmeralda, Caminito, un elenco interminabile. El buzón, el almacén, el farol non sono solo parte di una descrizione geografica urbana rappresentano la forza vitale del passato e di relazioni interpersonali che plasmano l'identità di chi è cresciuto e vive nel barrio.

"Si el Tango no es popular no es Tango", è lo slogan dei giovani porteñi aderenti al progetto Cultura de la Nación, per la diffusione del tango.

Non deve stupire se anche nelle grandi città italiane, in cui il tango ha avuto a partire dagli anni 90' grande notorietà, si avverte l'esigenza di diffondere nelle strade "tra le persone che per mille motivi mai si sarebbero avvicinate" annota la pubblicità di un evento, la passione del tango.

A fronte di un mondo globalizzato nel quale si avverte una sensazione profonda di estraneità, algo que se perdió y no se sabe qué es, il tango rappresenta un argine, la possibilità di una nuova forma di radicamento urbano.

Osserva il sociologo Julio Mafud che il tango è molto più che musica, ballo e conia l'espressione tanguitud per indicare l'atteggiamento di chi si sente "abitato" dal tango.

La Tanguitud non appartiene solo a chi compone, scrive, esegue canta o balla, un tango, ma a chiunque nei più remoti angoli del pianeta "vive e incarna" la vibrazione esistenziale, l'emozione e la forza maieutica del tango.

Tanguitud è l'attitudine che anima chi sceglie la strada, la galleria, la piazzetta, addirittura il grande centro commerciale, non-lieu, non luogo per il sociologo francese Marc Auge, in cui far vivere la propria passione. Il tango reiventa, riconverte uno spazio, gli conferisce un'anima.

Ho svolto una breve indagine in internet alla ricerca delle motivazioni dichiarate da gruppi che organizzano milonghe di strada.

(Le fonti vengono omesse per diritto alla privacy richiesta)

Il gruppo "Tango Illegal" è costituito da un gruppo di amici amanti del tango che hanno deciso di condividere momenti e luoghi per trascorrere insieme delle ore liete coltivando passione ed amicizia. Il gruppo è aperto a tutti e continua liberamente a crescere senza limiti di scuola, professione, ceto o altro. Non esiste una struttura di gestione ma al limite solo alcuni componenti più propositivi ed attivi di altri.

L'accento è posto sulla socialità: senso di appartenenza, aggregazione, che si sforza di superare le barriere sociali e le rivalità per le diverse appartenenze di scuola, responsabile in molti casi di atteggiamenti settari, ballare ad esempio solo con chi appartiene alla medesima scuola o gruppo. Iniziative volte a favorire un clima di apertura, viene promossa l'autogestione quale modello organizzativo.

Questo gruppo nasce per farci i TANGHI nostri e a nostro piacimento. Il resto e' storia

Un calembour per attrarre il lettore e favorire la sua partecipazione interpretativa, uno slogan stile marketing della politica. Si polemizza indirettamente con chi si erge ad arbitro dei gusti musicali vantando una pretesa ortodossia in materia.

Niente pubblicità grazie

Profilo di bassa notorietà, adatto al carattere estemporaneo e semiclandestino delle nostre iniziative

Milonga clandestina è gratuita

La distanza organizzativa, l'asimmetria tra la milonga libre e milonga tradizionale è esplicitata in maniera chiara: la parola chiave è "clandestinità", che con "estemporaneità e gratuità" intende differenziarsi in modo netto dalla milonga classica ponendosi in alternativa.

Si legge altresì una esigenza di trasgressione, deviare da un comportamento condiviso dalla maggioranza.

Una Milonga senza scuola residente, per questo LIBRE.

Ballare in Liberà senza maestri che giudicano o che stanno in agguato per farti iscrivere ai corsi.

Un locale dove ascoltare Tango e condividere la nostra sensuale e intima atmosfera anche se ancora non sapete ballare.

L'idea, giusta e rivoluzionaria, è quella di portare il ballo nel cuore della città, liberarlo dal rigore delle scuole e dalle barriere dei livelli di preparazione per restituirgli la sua dimensione più spontanea, quella di divertimento e di aggregazione.

Qui vengono prese di mira in modo deciso le scuole, responsabili attraverso "famelici corsi" di rompere l'atmosfera della milonga; la socialità deve venire prima di tutto, prima della stessa capacità di muoversi in pista. Garanzia di anonimato per chi non vuole compromettersi, cum- promittere, sottoporsi ad un giudizio di un arbitro e ad accettarne la decisione. La compromissione è una scelta difficile, è una struttura relazionale ternaria: ci siamo noi in pista gli altri intorno a noi ed un terzo soggetto che giudica valuta, compara, sancisce. La milonga illegal promette di realizzare un utile equilibrio tra esigenza di non compromettersi e necessità di inclusione, coinvolgimento. In chi sente solamente implicato in fondo non è in gioco la reputazione.

Che cosa sono gli "Illegal"? Dal Manifesto di un gruppo

Per capire bene cosa è un Illegal bisogna parteciparvi. Sintetizzando si potrebbe dire che è un momento di forte aggregazione dove il Tango viene vissuto al di fuori dei consueti canoni delle milonghe. L'assoluta libertà che caratterizza questi eventi si esprime nella libera scelta del luogo, dell'orario, della musica e del suo svolgimento. La sempre diversa composizione di questi elementi e dei partecipanti crea ogni volta un Illegal diverso. Non ci sono regole. Chiunque può indire un Illegal, basta che si organizzi un po' per la musica ed il gioco è fatto. Il passaparola fa il resto. Ai partecipanti non resta che portare, se lo desiderano, qualcosa da bere e, perché no, da mangiare. L'importante è presentarsi con lo spirito giusto per creare un grande mix di passione ed amicizia.

I passi sopra riportati tratti dai manifesti di alcuni gruppi non esauriscono ovviamente la panoramica degli obiettivi delle milonghe spontanee, costituiscono un eloquente paradigma descrittivo.

Milonghe tradizionali e milonghe spontanee : la polemica

Le milonghe spontanee incontrano spesso l'ostilità di chi organizza milonghe tradizionali. Gli organizzatori di queste ultime lamentano costi di gestione, lavoro di programmazione, tasse da pagare e reputano le milonghe di strada concorrenti, avversarie che giocano con dadi truccati.

Queste ultime a loro volta definiscono commerciali le altre, caricando di significato negativo il termine "commerciale". Polemiche di questo genere sono piuttosto diffuse sui social network.

Esaminando la tipologia delle critiche che da più parti vengono mosse al tango di strada, vi è quella di creare confusione e dispersione generando disorientamento tra gli organizzatori delle milonghe stabili e danno agli stessi tangueri, Altre critiche sono quelle di "esibizionismo" o di impoverimento del tango che verrebbe spogliato della giusta ubicazione.

Senza esprimere giudizi, vorrei tentare di ampliare il discorso.

Nella nostra società di massa, società dei consumi si è molto spesso socializzati solo in quanto utenti/passeggeri/clienti, prigionieri di un meccanismo di identificazione in qualità di utenti solvibili (e quindi accettabili), in attesa del proprio turno, pronti a seguire le istruzioni, fruire del prodotto e pagare.

L'evento artistico di strada non rivolgendosi ai soli utenti paganti, promette di ribaltare tale situazione modificando lo stesso ruolo partecipativo delle persone: spettatori che alterano per un attimo la loro quotidianità, protagonisti che incontrandosi per danzare attuano una disconnessione dalla vita "vera", ordinaria, liberando il proprio tempo in una sfera temporanea di attività tutta propria. Homo ludens scriveva Joan Huizinga definendo il gioco, fondamento di ogni creazione artistica cui non fa eccezione la danza, il modo, egli afferma, attraverso cui l'uomo asseconda una sua naturale tendenza.

Ricerca di autenticità, semplicità, spontaneità, fiducia, gratuità sono solo alcuni dei valori ricercati nell'esperienza dellemilongas libres in cui l'abbraccio del tango permette di incontrare l'altro con

cui condividere emozioni, lontano da schemi prestabiliti, preordinati.

Parafrasando Borges , I Giusti (Los justos) "Una coppia che in un angolo remoto della città sta danzando un tango … contribuisce a salvare il mondo. "

Nicola De Concilio


Link dell'intervista a Nicola De Concilio al termine dell'esibizione a cura di Tango Magazine
Link dell'intervista a Nicola De Concilio al termine dell'esibizione a cura di Tango Magazine

Tango Magazine - I Cortili del Tango-Nicola De Concilio

II Cortili del Tango -Vado Ligure. Nicola De Concilio.

Sabato 12 settembre  2015  a Vado Ligure, SI E' TENUTA la giornata dedicata alla cultura del tango argentino "I Cortili del Tango"

Una grande giornata di tango a 360°: spettacoli teatrali, documentari, presentazioni di libri, stages, piazze in cui ballare ed esibizioni di maestri che animeranno le vie della città.

L'iniziativa nasce da un progetto di Tango Indipendente, associazione sportiva e culturale assieme, che ha come obiettivo la creazione di una rete sociale che coinvolga le persone attraverso l'arte, la danza e la cultura.

Il tango, quindi, un fenomeno globale nato dalla fusione di culture ed etnie diverse diventa la sintesi di un'esigenza umana: la necessità di affidarsi e fidarsi, seppur simbolicamente, ad un altro essere umano, di coniugare le proprie radici con nuove abitudini e tradizioni, in un percorso di progettualità e speranza.

L'evento "I Cortili del Tango" prende il nome proprio dal luogo dove questa disciplina è nata, cioè nei cortili sterrati dei condomini dove si ritrovavano gli emigranti che, quasi 150 anni fa, in Argentina, hanno fatto nascere il tango, intriso di nostalgia e speranza, attraverso la miscela delle loro etnie, musiche e balli.

I Cortili del Tango è un evento itinerante aperto a tutti e non solo ai ballerini, con l'obiettivo di divulgare, unire e far divertire il pubblico partecipante, incentivando il mercato, il turismo e la cultura della città che ospita



Pellegrino del Tango!

  29.11.2014  Nicola De Concilio

L'europeo che viaggia a Buenos Aires al richiamo del tango porteño e passa in rassegna le differenti milonghe per scoprire cosa accade nella capitale mondiale del Tango, più che un turista, ritengo debba essere considerato un "pellegrino": peregrinus, "per agros", per i campi; uno straniero, "strano", che tenta di districarsi in un territorio culturale di cui sovente non possiede le coordinate e necessita orientarsi. Come ogni pellegrino della storia, il "pellegrino tanguero" non è vuoto, porta con sé un bagaglio di valori, ideali, conoscenze, patrimonio della "fede" scoperta in luoghi lontani dal suo centro di irradiazione. Una fragile base, a volte, che necessità di una buona ed autentica dose di passione, per divenire più solida; passione, pàthos, sofferenza, appunto. Che il tango rechi con sé una dose di "sofferenza" poche Scuole, Accademie di tango, sono disposte ad acclararlo e le ragioni si possono facilmente comprendere. Patire, innanzitutto nello sforzo tecnico di acquisire l'organicità dei movimenti, ed in seguito nello scoprire che ciò che si è appreso nei corsi in Europa con l'illusione di aver raggiunto la vetta, rischia di dissolversi in occasione del primo viaggio a Buenos Aires. Un amico italiano, tanguero di lungo corso, ritornato in Italia dal suo primo viaggio da Buenos Aires, al termine di una permanenza di oltre un mese, in maniera chiara ed onesta si esprime con testuali parole:"Ciò che osservo nelle milonghe nostrane non ha nulla a che vedere con ciò che ho visto a Buenos Aires, da nessun punto di vista, mi sento talmente frastornato che quando entro in milonga ora non mi viene quasi più voglia di ballare".

Il tango rioplatense è una danza nata in una realtà lontana e chi si accinge al tentativo arduo di insegnarla ha il dovere prima di chiunque altro di conoscerla da vicino. I primi "Pellegrini del tango" devono pertanto essere i Maestri europei di quest'arte, i primi a dover studiare la lingua, la storia, la cultura di un mondo che ha espresso la danza del Tango, i primi a doversi costruire un bagaglio di riferimento di una memoria in cui il tango, miezcla milagrosa, come è stato scritto, si è generato, non limitarsi, per acquisire autorevolezza, alla semplice collezione di diplomi o medaglie.Il pellegrinaggio sarà inoltre fruttuoso per chi avrà la capacità di distinguere i luoghi in cui alberga la tradizione della cultura tanguera da quelli nati per soddisfare le esigenze di una clientela straniera alla semplice ricerca di spazi nuovi per consolidare proprie abitudini. La modernità non è sempre e comunque sinonimo di progresso ed evoluzione, questo è un mito che va sfatato; la tecnologia multimediale, pretende di avvicinare con un click realtà lontanissime che appaiono simili, ma solo in superficie lo sono. Il tango non nasce in Europa anche se reca l'impronta e la presenza di elementi europei ed in primis italiani, per ragioni storiche, culturali e sociali.Non tutto il patrimonio di una cultura e facilmente codificabile e trasmissibile.In Africa "Ogni anziano che muore è una "biblioteca che brucia" osserva l'antropologo Amadou Hampâté Ba. A Buenos Aires ogni anziano milonguero che passa a miglior vita porta con sé nel proprio viaggio una parte della sostanza del tango: gesti, pensieri, ricordi di situazioni non più riproducibili e legati ad un mondo che non è più o che non è già così come ci appare e che rischia di allontanarsi con lui in modo definitivo e per sempre.Il processo di globalizzazione ha interessato anche il tango e lo scambio culturale ed estetico tra Sud America ed Europa oggigiorno si è infittito, piloti di questo scambio le decine di Maestri Argentini, giovani e capaci artisti, nati e cresciuti nel solco della tradizione porteña e che mossi da molteplici esigenze hanno saputo intercettare il gusto del giovane europeo, creando propri vincenti modelli di riferimento, dal ballo all'abbigliamento e spesso lontano da quella stessa tradizione nella quale essi sono cresciuti.E' inevitabile che il tango, cambi forma e che ne sperimenti di nuove, occorre però divenire consapevoli di tale cambiamento e deve in ogni caso esistere e restare in vita un cordone ombelicale di storie, musica, sentimenti, emozioni, gesti che colleghino passato presente e futuro, esattamente come nella vita di ciascuno di noi. Se ciò non accade anche i tradizionali codigos de la milonga che ogni tanto fanno capolino nelle migliori intenzioni dei tangueri per il bisogno di trovare un'ancora, un approdo, verranno, dai più, considerati semplici imposizioni o nelle migliori delle ipotesi accettati passivamente, assunti per convenienza, maniera o semplice bisogno di distinzione.